giovedì 24 luglio 2014

Via di fuga a Vicchio (2)


Un tale percorso quale via di fuga non sembra per nulla utile. Nel dicembre del 1992, però, quando Pacciani era già da tempo nel mirino della SAM (sarebbe stato arrestato nel gennaio successivo), la signora MGF contattò il PM in merito ad un curioso episodio che le era occorso nella tarda serata di quel 29 luglio 1984 mentre si trovava nelle vicinanze del luogo del delitto e interrogata dalla P.G. dichiarò (cito da Il Mostro di Michele Giuttari):
"Percorrevamo, intorno alle ore 23.55, quella strada con provenienza dalla fattoria La Rena e eravamo diretti verso la via denominata Sagginale. Tale strada ha sbocco nelle vicinanze del luogo del duplice omicidio. A circa un chilometro dal termine della strada sterrata incrociammo una macchina con alla guida una persona che non accennava a rallentare e procedeva con accesi i soli fanalini di posizione. Tale condotta mi aveva preoccupato, anche se mio marito mi tranquillizzò dicendo: vedrai che si fermerà. La persona che ho notato aveva un'età intorno ai 50 anni con capelli brizzolati, tagliati a spazzola e indossava una camicia a quadri con maniche rimboccate aperta sul collo. Il suo sguardo era deciso e determinato... In merito all'autovettura posso affermare che questa era di media cilindrata, certamente non di marca italiana. Circa il colore non voglio esprimermi con l'assoluta certezza anche se ritengo che propendesse sullo scuro. Non era dotata di poggiatesta (…)."
Nel 1992 – e anche successivamente, nell'ambito del processo ai Compagni di Merende, quando fu sentita in udienza, la teste MGF dichiarò di essere certa che alla guida dell'auto vi fosse Pietro Pacciani (la cui Ford Fiesta era però bianca, ragione per la quale, probabilmente, la testimonianza non era stata valorizzata nel processo del 1994).
Se l'auto fosse stata quella di Pietro Pacciani, ciò significherebbe che gli assassini per salire a San Martino a Scopeto non avrebbero fatto il lunghissimo giro delineato nel post precedente (prendendo la strada per Bricciana), ma avrebbero invece imboccato la ripida carrareccia che, partendo dalla Sagginalese a poca distanza dal luogo del delitto, sale fino alla fattoria La Rena (rectius L'Arena, nella cartografia) e da lì a San Martino, sboccando proprio a fianco della chiesetta. 

Il commissario-scrittore Giuttari verificò (nel 1995) "che quella strada sterrata è un'ideale via di fuga, l'unica per potersi allontanare percorrendo i primi chilometri lontano dalla strada principale, dove sarebbe stato più facile incontrare altre auto, ed evitando un passaggio a livello sulla Sagginalese, non lontano dal luogo del delitto, che avrebbe potuto ostacolare la fuga rallentandola" (Il Mostro cit;ma, per chi fosse interessato a un approfondimento, molto maggiore spazio alle testimonianze è dato nel precedente volume "Compagni di sangue" scritto con Carlo Lucarelli).


In sostanza, il percorso dalla Sagginalese a San Martino a Scopeto è quello che congiunge i punti da 1 a 4 sulla mappa qui sopra.

(SEGUE)

1 commento:

  1. Una confessione ha forza solo con i riscontri, altrimenti è niente, come quella di Lotti

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