lunedì 28 luglio 2014

Via di fuga a Vicchio (5)



Anche in corso di indagine, le dichiarazioni di Giancarlo Lotti in merito sono molto scarne, almeno stando a quanto finora pubblicato. Come detto, nelle dichiarazioni spontanee del 11 marzo 1996, disse soltanto di "aver seguito Pacciani e Vanni con la sua macchina su una strada sterrata molto terrosa, tanto che, a causa della polvere sollevata dall'auto di Pacciani, non riusciva a vedere nulla" (Compagni di sangue, pag. 98). L'immagine così evocata coincide perfettamente con la testimonianza Caini-Martelli (1994): "una macchina levava un polverone rispetto a quella che seguiva(…)". Portato il giorno dopo a compiere un sopralluogo a Vicchio insieme al PM Canessa ed al capo della Squadra Mobile Giuttari, Lotti riconosce (ovviamente) il luogo del delitto, ma sembra (mi baso qui sullo stralcio di verbale riportato in Uno, Qualcuno, Centomila, Sangel edizioni) che non riuscisse a collocare la strada terrosa percorsa (quanto meno la salita verso La Rena), ma individua, (del resto, vi è un'indicazione stradale) la strada che, prima di Dicomano, sale in direzione di Bricciana, dove avrebbe inconsapevolmente incrociato quella notte i coniugi Caini-Martelli intenti ad attingere acqua alla fonticina (in pratica, ricostruisce l'itinerario al contrario). Tuttavia, la scarsa dimestichezza con i luoghi non può stupire, se è vero che quella notte si limitò a seguire, nel buio totale e in mezzo alla polvere, le luci posteriori dell'auto di Pietro Pacciani; ma è anche strano, in quelle condizioni di guida, che abbia notato e ricordi dopo 13 anni l'esistenza del ponticino e della fonticina.


Colonica posta sul poggio a breve distanza dalla Boschetta

E' il momento di riassumere quanto detto fin qui. Nel 1984, i coniugi Caini-Martelli riferiscono agli inquirenti di aver incontrato, sulla stradina che da Bricciana scende alla Sagginalese in direzione Dicomano due auto sospette che si inseguivano a forte velocità (il discorso dei colori e dei volumi è troppo vago e soggetto a suggerimenti vari per parlarne, meglio ignorarlo in toto). A quanto pare la dichiarazione non venne verbalizzata e nel corso del processo Pacciani (luglio 1994) i due erano tornati in Questura per dichiarazioni spontanee, questa volta verbalizzate, ma non utilizzate (in quel momento storico nessuno aveva ancora in mente una pluralità di serial killer). E' dunque il commissario Giuttari, che nel suo lavoro di rivisitazione degli atti di indagine di cui lo ha incaricato il procuratore Vigna, rivaluta la testimonianza; et pour cause, si stanno cercando ora i complici di Pacciani. Quando alla signora MGF, la sua prima testimonianza risale al dicembre 1992 e parla di un'auto sullo scuro (diventerà poi bianca al processo CdM) incrociata sullo sterrato che dalla Sagginalese sale a San Martino a Scopeto passando per la fattoria La Rena. Probabilmente fu la discrepanza di colore (la Ford Fiesta di Pacciani era bianca) a convincere la pubblica accusa ad ignorare la teste al processo Pacciani. Solo nel 1996 (salvo errori), interrogata dal commissario Giuttari, introdurrà sulla scena una seconda auto rossa, con la coda tronca, che seguiva la prima alla distanza di 2-300 metri ma che sarebbe poi svoltata in una mulattiera laterale, tanto che avrebbe pensato essere l'auto del contadino.
(SEGUE)

5 commenti:

  1. Ti faccio notare che Lotti non individua l'ingresso alla sterrata, direi facilmente individuabile se era appena 500 metri dopo l'ingresso sulla Sagginalese svoltando a sinistra. Con tutti i particolari che gli erano rimasti in mente guarda caso quello no.
    Il fatto, abbinato alla mancanza di senso del percorso, non può che portare ad una conclusione logica: lui su quella strada non c'era mai passato. Però sapeva del buco nel muro della colonica, e la Nicoletti aveva testimoniata di essere andata fin dal 1981 sulla piazzola con lui. A tutto questo bisogna trovare una spiegazione, magari lasciando perdere le strullate del Forteto.

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  2. La spiegazione è semplice, ma dubito che sia la stessa cui pensi tu. Lotti poteva conoscere il posto, ma non aver avuto parte negli omicidi.
    A parte le diverse ipotesi il fatto è che al via di fuga di Vicchio, per quanto poco verosimile dal punto di vista della sua effettiva utilità, era fisicamente percorribile. Avrei preferito di avere un risultato diverso alla mia ricerca, ma tant'è.

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  3. A mio parere, e questo credo sia l'elemento che più differenzia i nostri due approcci alla vicenda, se vogliamo arrivare a qualche conclusione è necessario percorrere con coraggio sempre il ramo più probabile e verosimile, lasciando perdere senza troppi rimpianti gli altri, soprattutto se sono a probabilità molto bassa.
    In questo caso che Lotti avesse percorso quella strada quella notte a quanto lo vogliamo dare? Vogliamo mettere su una bilancia gli elementi a favore e quelli contro? Tra i primi vedo soltanto l'avvistamento Martelli-Caini, che non quadra neppure con l'orario dell'omicidio, e che riguarda due auto la cui descrizione è molto generica. Non c'è un particolare che faccia pensare direttamente alla ford di Pacciani o alla 128 del Lotti.
    Sull'altro piatto della bilancia manca persino il posto per mettere tutto, talmente numerosi sono gli elementi a sfavore, tra i quali metterei senz'altro anche i risultati della tua ricerca, perchè avventurarsi su quella mulattiera sarebbe stato da idioti.

    Riguardo invece la questione del Lotti che conosceva il posto, prima di tutto andrebbe chiarita la probabilità che lo conoscesse davvero. A me pare di poterla collocare verso la quasi certezza, perchè la Nicoletti lo testimoniò dando dei particolari molto significativi, come quello sulla "Casa del prosciutto" e altri. Ora, se si parte dal presupposto che Lotti per principio con gli omicidi non c'entri nulla, si può pensare ad una coincidenza, ma certo, sarebbe una coincidenza clamorosa, perchè quella piazzola era come un ago in un pagliaio, a decine di km di distanza da San Casciano, piccola e nascosta. Quale probabilità c'era che Lotti e il Mostro l'avessero trovata entrambi separatamente? Molto, molto bassa, direi.

    Poi c'è il buco nel muro. Si potrebbe pensare che fossero stati gli inquirenti a portarci il Lotti, ma non mi sembra davvero il caso, avrebbero dovuto effettuare una perlustrazione preventiva, e ricreare la scena, in fin dei conti con classico guadagno di Pottino, che come si sa aveva lavorato tanto per guadagnare pochino
    Dunque il Lotti era stato lì, e sapeva di quel buco. Ma perchè sapeva di quel buco? Quale diamine di motivo aveva avuto per notarlo?
    Sono domande alle quali bisogna rispondere, non ci si può limitare ad una "spiegazione semplice" che non spiega nulla, non prendertela, ma dall'approccio di uno storico mi aspetterei qualcosa di più.

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  4. Antonio, ti do in parte ragione. Questi sul blog sono pensieri e approfondimenti sparsi, che verranno, mi auguro, raccolti a suo tempo in un quadro d'insieme. In altre parole, lo storico sta ancora studiando. Penso di por mano a breve al II volume, ma perché si cominci a parlare di Lotti forse dovrai aspettare il terzo. I tuoi commenti e osservazioni non li trascurerò certamente.

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  5. Va bene, attendo con ansia, per il mio lavoro invece passerà ancora come minimo un anno, semprechè arrivi in fondo. Ciao.

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