lunedì 5 dicembre 2016

Alfa rossa a Calenzano (3)




Avevo già scritto sull’avvistamento dell’Alfa GT rossa a Calenzano in due post pubblicati nel maggio di quest’anno (vedi qui e qui). La recente diffusione delle registrazioni audio delle udienze del processo ai cd “Compagni di merende” su Radio Radicale dà l’occasione per tornare sull’argomento, con un racconto che struttureremo come una commedia in due atti e un intermezzo

ATTO I

Il 10 luglio 1997 al processo “Compagni di merende” avevano reso la propria testimonianza Rossella Parisi e Giampaolo Tozzini, la coppia di allora fidanzati che aveva incrociato l’uomo in fuga sull’Alfa rossa a Calenzano all’imbocco del ponte sul torrente Marina. In udienza si era parlato anche a lungo dell’identikit steso in quella occasione, poiché la pubblica accusa tentava di sottolinearne le somiglianze con uno degli imputati al processo, ossia Giovanni Faggi. Il successivo 24 ottobre venne sentito, indotto dalla parte civile avv. Santoni Franchetti, il maresciallo dei CC Dino Salvini, che già aveva deposto nel corso del processo Pacciani (udienza del 28 aprile 1994, trascritta su Insufficienza di Prove) ed era, nel 1997, ex comandante della Stazione carabinieri di Calenzano (ove aveva prestato servizio dal 1980 al 1996) e fresco pensionato (Nota: per chi volesse ascoltarla, la deposizione inizia intorno a minuto 58 della registrazione, parte I; vedi qui).


Nel 1994 non si era parlato dell’identikit – et pour cause, il soggetto descritto dai giovani non assomigliava per nulla a Pietro Pacciani. Nel processo CdM, invece, tra gli imputati vi è anche Giovanni Faggi, che presenta una discreta somiglianza con l’identikit, per cui l’avvistamento assume ora particolare rilevanza. Prima di entrare in argomento, il mar. Salvini descrive la zona del delitto (l’area compresa tra via delle Bartoline, il torrente Marina, la passerella pedonale sul torrente, via dei Prati, Travalle). Chiarisce che quella strada forma una specie di U, e percorrendola tutta si torna quasi al punto di partenza, quindi in certi orari ci va solo chi ci abita o va al ristorante di Travalle (Spazio pubblicitario). Precisa che la zona era conosciuta come luogo dove si appartavano coppiette e spinellati; a Calenzano era una delle zone notorie dove si recava chi voleva appartarsi, potendo arrivare in macchina fino al greto del torrente, quindi posteggiando in area nascosta alla vista (Nota: è l’area prospiciente alla passerella pedonale, proprio in corrispondenza del viottolo che porta, dopo 60 metri, sul luogo ove era parcheggiata la Golf del Baldi). 
(Foto di Jobbe dal Forum "Il Mostro di Firenze"


Fin qui, niente di nuovo: del resto, sono considerazioni che non fanno che confermare appieno quanto da me scritto nei due post precedenti. Fa invece sensazione la dichiarazione, in risposta a domanda dell’avv. Santoni, che la macchina rossa, forse un’Alfa, fu vista da un signore, che si presentò alla compagnia di Prato, dove fu realizzato l’identikit. I due giovani vennero sentiti solo successivamente e sulla base della loro testimonianza fu modificato il precedente identikit, giovani che però non erano in auto, bensì si trattava di una coppietta appartata – ferma in macchina - a una distanza di più di un km dal luogo dove avvenne il fatto. Le parole del maresciallo creano parecchio scompiglio in aula, andando contro un dato di fatto che sembrava pacificamente accertato. Salvini incalzato dalle domande ribadisce che l’auto fu vista dal “signore solo” e che i fidanzati videro invece l’uomo, a piedi, che li spiava al vetro della macchina. Questa versione viene ripetuta più volte, pur con il distinguo di non aver compiuto lui direttamente gli atti di P.G. che erano di competenza della Compagnia CC di Prato, il cui Nucleo Investigativo era comandato dal maresciallo Parretti (NdA: il mar. Parretti non comparirà al processo in quanto gravemente infermo e ricoverato in ospedale a Roma). Salvini ribadisce di essere ragionevolmente sicuro che la coppia, di cui non ricorda i nomi, abbia visto una persona a piedi; dice che c’erano tre autovetture vicine, gli sembra che la coppia in questione fosse in quella di centro, e che i due giovani avrebbero corretto e integrato il primo identikit fatto sulla base della testimonianza del “signore solo”. Ricorda addirittura che le modifiche al disegno vennero fatte da un appuntato (NdA: di cui dice il nome, ma che nella registrazione non riesco a decifrare) diplomato alla scuola d’arte. A questo punto gli avvocati difensori tempestano e il PM Canessa si impegna a recuperare il fascicolo riguardante l’identikit alla compagnia CC di Prato. Tra le altre cose interessanti della discussione viene fuori che una donna, abitante nel condominio vicino al luogo del delitto, avrebbe sentito dei colpi di arma da fuoco in orario imprecisato (NdA: che dalla lettura dei giornali risulta essere intorno alle 23.30). Si parla anche della famosa pietra a forma di piramide tronca, ma senza, a parere di chi scrive, alcun costrutto; lo stesso PM chiarisce di non attribuire all’oggetto alcuna rilevanza o nesso con il delitto.

INTERMEZZO

Il 30 ottobre viene sentito il maresciallo Diotaiuti Angelo, che su incarico del PM ha fatto gli accertamenti necessari per chiarire l’attendibilità della testimonianza Salvini. Diotaiuti, che non si era occupato delle indagini nel 1981, riferisce che le uniche persone che risultano agli atti della stazione di Calenzano e compagnia di Prato come coinvolti nella predisposizione dell’identikit sono i testi già sentiti, ossia la coppia Parisi – Tozzini. Gli stessi erano gli unici presenti insieme al mar Parretti e al disegnatore della Questura di Firenze. Riferisce di aver sentito telefonicamente Parretti in ospedale e anche quest’ultimo esclude la presenza di altri testi, compreso Salvini, che quindi avrebbe riferito solo informazioni di seconda mano. L’appuntato pittore nominato da Salvini non è stato identificato. Il teste però non sa dire chi abbia materialmente redatto l’identikit, avendo unicamente consultato gli atti cartacei disponibili. L’avv. Filastò chiede che venga identificato e sentito come teste l’autore materiale, sì da fugare ogni dubbio in merito alla presenza di altri testi rimasti sconosciuti. Il PM è piuttosto seccato, in quanto fa notare che esiste un rapporto giudiziario agli atti (dove la coppia di testi non è nominata, ma qualificata come “confidenti”) e non servono ulteriori accertamenti, ma la Corte dispone doversi identificare l’autore dell’identikit.

II ATTO

Il 13 novembre a conclusione di questa defatigante maratona viene sentito il graduato della polizia scientifica Giovanni Simpatia, che era stato l’autore materiale dell’identikit. Simpatia racconta di essere andato a alla caserma dei CC di Prato per fare una ricostruzione grafica; ricorda che i testi volevano rimanere anonimi, non volevano pubblicità, per cui lui si limitò a prendere nome e cognome (infatti sono Tozzini e Parisi). Si mise in una stanza con i testi per stare tranquillo, a fine lavoro confermarono la somiglianza; diedero poi gli altri dati (altezza, età, corporatura). L’identikit venne trasmesso alla Questura di Firenze e alla Criminalpol di Roma. Non sa nulla di altri testi che abbiano descritto il tizio sospetto in macchina, né di di un eventuale photofit. Conferma che sul particolare dei capelli i testi erano indecisi, in un primo momento aveva messo più capelli, poi glieli hanno fatti togliere (Nota: il particolare coincide con le testimonianze già rese in aula). La storia si chiude qui.

A questo punto, per ristabilire la probabile verità dei fatti, possiamo citare uno stralcio del rapporto giudiziario dei CC relativo al duplice omicidio dell’ottobre 1981, secondo il quale i due testi avendo incrociato “un'autovettura proveniente dal senso opposto, che viaggiava ad elevata velocità, al fine di evitare una possibile collisione, erano stati costretti a fermare il proprio mezzo e nella circostanza notavano trattarsi di un’autovettura tipo sportivo di colore aragosta o rosso sbiadito condotta da una persona di apparente età 45/50 anni, stempiata dal viso e sguardo stravolti, con lineamenti tondeggianti, vestito di scuro, di cui riuscivano a far comporre un identikit della parte superiore.” Inoltre, “altro giovane riferiva che verso le 22:40, mentre si trovava appartato insieme alla fidanzata, a bordo della loro autovettura, parcata all’inizio di via dei Prati, prima di entrare in intimità, la ragazza si era insospettita per la presenza di un’ombra. Al che, per tranquillizzare la fidanzata, era sceso dall’autovettura ed in tale circostanza aveva notato un uomo avente le stesse caratteristiche di quelle descritte dai precedenti due giovani, tranne una lieve differenza dei capelli, che pur radi erano corti e dritti, il quale avendolo notato si dileguava con andatura svelta e goffa nella adiacente sottostante campagna” (Nota. stralci dal volume "Al di là di ogni ragionevole dubbio").


Se ne dovrebbe concludere che il maresciallo Salvini ricordava male, che non vi era alcun “signore solo” che prestò prima di altri testimonianza per l’identikit, che a far stilare l’identikit stesso furono i due testi ben noti e sentiti al processo, che l’altra coppia, ferma in macchina all’inizio di via dei Prati, vide una persona somigliante all’identikit aggirarsi a piedi in orario antecedente al delitto e in luogo abbastanza vicino, una persona che poteva avere l’atteggiamento di un guardone. Sugli “scherzi della memoria” in perfetta buona fede ho già scritto altre volte e non è il caso di ritornarci sopra ora. Rimanendo ai fatti, sembra probabile che un uomo si aggirasse a piedi nella tarda serata (22:40?) del 22 ottobre 1981 lungo via dei Prati forse per spiare le coppiette appartate (tre auto vicine all’inizio di via dei Prati?); che intorno alle 23:30 vennero sentiti dei colpi di arma da fuoco; che intorno a mezzanotte un uomo, forse lo stesso prima visto a piedi, fuggiva precipitosamente e con aspetto stravolto dal luogo del delitto in direzione Calenzano – Firenze a bordo di un’Alfa GT rossa. Il seguito giudiziario della vicenda dimostra che né la persona né l’auto vennero mai identificate; né si hanno notizie su eventuali ricerche, mentre il Salvini nella sua deposizione chiarisce che vennero sentiti i (pochi) abitanti della zona, tra i quali evidentemente non c’era l’uomo dell’identikit. Alla fine, chiudendo le reti intorno ai Compagni di Merende, la Procura cercò di far coincidere l’identikit con l’imputato Giovanni Faggi, senza poter dimostrare che questi avesse mai avuto in uso un’auto appariscente come un’Alfa GT rossa; quindi senza esito dal punto di vista giudiziario. Si può concludere che molto probabilmente l’uomo sull’Alfa aveva avuto in qualche modo a che fare (come autore o involontario testimone, anche sopraggiunto subito dopo l' omicidio) con il delitto Cambi - Baldi. A modesto parere di chi scrive, è deprecabile il fatto che una pista di rilevante importanza si sia persa nel nulla.

15 commenti:

  1. bell'articolo. bravo Frank.

    Hazet

    RispondiElimina
  2. Ciao Frank,
    alcune riflessioni in merito.

    1- che le indagini non siano state compiute l'approfondito ed il professionale sufficiente:
    ---> direi che non ci piove (nè che stupisca in tutta la vicenda MdF)

    1- che l'identificazione di quell'auto e di quel guidatore fosse cosa necessaria alle indagini (ben a prescindere se fosse o meno il mdf), è cosa fuori di dubbio.
    2- che la mancata identificazione di auto/guidatore sia un ennesimo esempio di scrasa professionalità ed errori commessi: anche su questo nonn ci piove.

    PERO'...
    3- però nel momento in cui qualcuno (e non dico tu) volesse andare oltre il pur lecito dubbio su quell'auto-guidatore e cercasse di abbinarla più strettamente al mdf: si verrebbero a creare più possibili incongruenze, che risoluzioni di nodi al pettine.

    Mi spiego.
    Per quanto male siano state condotte quelle indagini, se quell'auto fosse stata di uno di zona, ben più difficilmente (anche grazie alle persone del luogo sentite) si dovrebbe ipotizzare che il mdf fosse della zona, come spesso si sente dire.
    Al contempo, constatare che nessuno dei locali riconobbe quella macchina/guidatore nè fornì indicazioni utili in tal senso, non può che portare a pensare che quell'auto/guidatore arrivassero e vivessero in altra zona.
    E questo nonostante si senta ripetere che lì, per caso, non ci si poteva arrivare.

    Ma il mdf, colpiva "per caso" o studiava a priori dei posti dove colpire le proprie prede?
    Direi, tranquillamnete la seconda.

    QUINDI
    quindi, il tuo articolo ben approfondito, lo trovo un ennesimo valido tassello all'inquadramento di un mostro che "caccia alla posta"; che sceglie a priori un area e dei dei luoghi dove colpire.
    Un mdf a cui l'attribuire domicili particolari per delitti particolari: non risulta suffragato da nulla. nemmeno e specie per questo delitto.

    hazet

    quell'auto/guidatore non fossero di zona, non abitassero nei paraggi etc,
    E siccome spesso si legge e si sente dire che

    RispondiElimina
    Risposte
    1. escluderei che l'auto fosse di uno "della zona" perché sarebbe stato identificato (almeno questo dovremmo aspettarcelo). Per il resto, una frequentazione del posto era necessaria per sapere che c'era selvaggina, aderendo alla tua metafora venatoria. Non saprei trarre altre conclusioni.

      Elimina
  3. GPV?
    stante alle ultime recenti news investigative:
    - nè gpv, nè estremisti di destra, nè legionari, nè multipli manipoli di mostriciattoli in orbace.

    Ormai, pur di scartare la ben più logica, banale e sostanziata 'pista sarda': restano solo più come nuove opzioni gli alieni, i rettiliani, i venusiani e l'orchestra di nani bulgari suonatori di nacchere.
    O magari, speruma di no!, toccherà aspettarci un ritorno di moda nella credenza dei magici CdM con i loro passar attraverso sottoteli intonsi e la magica capacità di partire alle 22:00 da San Casciano per compiere a Vicchio un delitto già avvenuto 15minuti prima della loro partenza.

    RispondiElimina
  4. sembrano storie già sentite, come direbbe Guccini

    RispondiElimina
  5. @Omar, salve, vengo in pace.
    Ottimo articolo che mi è stato segnalato da un utente, complimenti.

    Non saprei, sinceramente, se credere a Parreti, Salvini o Diotaiuti, riguardo la versione identikit.

    Mi preme sottolineare, per completezza, che nel febbraio 1989 un fascicolo riguardo una notizia di reato a Prato relativa al 1982 ha richiesto un supplemento di indagine su Salvatore Vinci.

    "Nulla è mutato in seguito, nonostante altre indagini collaterali (Antenucci - Biancalani e circa l'apprendimento della notizia di reato nel 1982, nella compagnia di prato [...] . Riesce perciò difficile intendere le motivazioni in requisitorie del pm. che [...] aveva richiesto il supplemento di indagine circa il solo Salvatore Vinci (la qualcosa, per l'inteccio della sua posizione con quella degli altri imputati, significata peraltro proprio dalle indagini da ultimo compiute [Antenucci e Prato] impediva intanto il proscioglimento di questi ultimi).

    Non credo di far tanti voli pindarici nell'identificare tale fascicolo come a carico di Parreti che lo cita nella sentenza Rotella:

    "Da ultimo, in questo 1989, si è ritornati incidentalmente sull'argomento [anonimi], in rapporto ad atti rinvenuti nel fascicolo del Nucleo Operativo della Compagnia di Prato (cfr. fascicolo 'Parretti' in vol. 7k)" (Rotella pag.61)

    Mi domando e mi chiedo:
    1)Quale notizia di reato a fatto si che si aprisse, nell'82, un fascicolo su 'Parretti'?
    2)Perchè tale fascicolo ha richiesto un supplemento di indagine a carico di SV, nell'89?
    3)Quale intreccio vi era tra SV e Parretti?

    Ogni tua opinione è gradita.

    Phoenix

    RispondiElimina
  6. Oddio, a scanso di equivoci e facili allusioni...
    Si potrebbe altrettanto paritariamente dire che i due (Paretti e SV) potevano anche non aver a che fare l'uno con l'altro.
    Nel senso che l'intreccio poteva essere puramente "generico".
    Se (e sottolineo se) l'apertura del fascicolo Parretti riguardava l'identikit, considerando, tra le altre, l'ipotesi di SV mostro, può esser che tale intreccio poteva essere una questione del tutto formale.
    Però mi interessa anche la tua opinione, se ne hai una in merito.

    Phoenix

    RispondiElimina
  7. @Omar, scusa ancora

    sempre a scanso di equivoci: un noto utente mi ha segnalato che il modello k(nome ufficiale, modello 45)

    https://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/associata/2013/11/18/SCHEDA-Cancellieri-modello-e-registro-notizie-reato_9639231.html

    è "il registro degli atti non costituenti notizia di reato, quegli atti che riposano ancora nel "limbo" della non sicura definibilità, ma che postulano una ulteriore fase di accertamenti[...]"

    Quindi anche se il Rotella parla di "notizia di reato" esso deve essere inteso come pseudo-notizie come gli esposti.

    Quindi riformulerei la frase "Quale notizia..." in "Quale pseudo-notizia o esposto..." etc...

    RispondiElimina
  8. E' interessante, ma non so proprio dare un senso logico a queste annotazioni di Rotella. Se non che già nel 1983, probabilmente quando subentrò a Tricomi, investigò sulla "scoperta" del precedente, senza cavare un ragno dal buco (o forse siamo noi che non capiamo perché non sappiamo tutto).
    Mi viene facile accostare questo P. a un successivo passaggio della sentenza:
    Le perquisizioni effettuate nei suoi confronti [SV](a partire da quella assai tardiva del 1968), e quella più rilevante suggerita da dichiarazioni della Pierini al p.m., sono risultate vane per quanto concerne la pistola (circa quest'ultima, come risulta da intercettazioni telefoniche, ed indirettamente da una vicenda in cui è implicata la D'Onofrio, una sua amica ed un sottufficiale di Prato, l'uomo era già avvertito dei controlli di P.G.).
    Ma è solo un'illazione...
    Sarebbe molto utile sapere anche quale fosse l'episodio di reato a sfondo sessuale segnalato dopo Baccaiano, la notizia è troppo scarna per essere identificata, temo.

    RispondiElimina
  9. @Omar
    "Mi viene facile accosare questo P a[...] sottufficiale di Prato[...]" cit.
    Me l'avevano detto che eri Gagliardo... beh si, questo era un dei punti maliziosi della domanda.
    Ma, tralasciando eventuali illazioni e tornando in un mood un pò più serio:
    "non so proprio dare un senso logico a queste annotazioni di Rotella"
    Nemmeno io. O meglio una possibile ipotesi mi viene in mente: nel 1989 la pista sarda, pur rimanendo aperta formalmente, aveva già il respiratore alla bocca. IMHO, accostare il Parretti (con info su identikit) al presunto anonimo, può aver un senso nel caso si voglia cercare nella concatenazione "causa" (identikit) -> "effetto" (apertura pista sarda) uno dei possibili motivi della scoperta di Signa 68. Tra l'altro nel tuo precedente articolo sul punto alfa Rossa/Calenzano, mi pare che avevi velatamente accennato che dopo la pubblicazione dell'identikit si aprì la pista sarda. Posso immaginare che il Rotella avesse fatto accertamenti per vedere se anonimo vi fu e se esso non li avesse coglio**ti. Questo elemento, a mio personalissimo parere, può esser una piccola dimostrazione che il Rotella le prese in considerazioni TUTTE le ipotesi, anche quelle (inconsistenti a mio avviso) relative alla possibilità che un "depistaggio" possa esserci stato. Tali accertamenti lo hanno smentito in maniera assoluta.

    "la riservatezza del 1982 avrebbe suscitato non poche diffidenze, mai sopite, nei mass-media e perciò nell'opinione pubblica, con seguito di anonimi consiglieri che hanno ritenuto d'indirizzare le indagini nei confronti di taluno degli stessi membre delle stesse forze di P.G."
    Quindi P. salvo, per adesso.
    Concordo che sarebbe molto utile sapere quale fosse l'episodio di reato a sfondo sessuale segnato dopo Baccaiano, ma se il Rotella lo cita (IMHO) lo ritengo dirimente per tutta la faccenda (che personalmente ritengo non sussista).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Credo che più di uno abbi a disposizione questo documento di cui parla Rotella, ma non è uscito, forse perché si ritiene che non valga la pena di cercarlo perché insignificante o perché, al contrario, potrebbe andare contro alcuni partiti presi.

      Elimina
  10. "Credo che più di uno abbi a disposizione questo documento di cui parla Rotella, ma non è uscito, forse perché si ritiene che non valga la pena di cercarlo perché insignificante o perché, al contrario, potrebbe andare contro alcuni partiti presi."[cit]

    a volte mi fai venire i nervi, ma a volte mi fai venire voglia di farti i grattini
    ...e in questo caso: grattini! ;)

    Insomma, il solito problema di sempre! e pensa che io sono sicuro al 100% che c'è anche chi ha a disposizione l'Allegato delle itercetazioni telefoniche al Sv del 19885 e non si decide a rilasciarlo pubblico!
    e dire che lì, in quel documento, IMHO, c'è la chiave per spostare il peso sull'esclusione del SV (o ovviamente quello per caricare il peso: da dove le fece le telefonate verso casa il SV quel pomeriggio? da un area compatobile con l'avvistamento della tenda o da tutt'altra parte?).

    Ma i documenti, si sa, escono sempre col contagocce e mai in favore di un: 'questo è il materiale: analizzatelo e giudicatelo', ma sempre e solo in funzione di in quale direzione si vuole in quel momento spingere.

    Cmq, tornando al Parretti:
    da quello che so e che capisco, il 'Fascicolo Parretti' che è un mod.45 (come da me segnalato a Phoenix [un 'nuovo' aficionados mostrofilo che ce ne fossero come lui, i dialoghi e gli approfondimenti sarebbero una torta con cigliegina in coppa], è impossibile che sia un fascicolo 'a carico' del Parretti [essendo il Parretti 'noto ed identificato' e quindi, al limite che avrebbe dovuto ricadere in un mod.21].
    Deve quindi trattarsi di qualcosa [non so cosa e non mi sbilancio minimamnete] contenuta in un atto dal Parretti redatto e firmato o di laro documento in cui il Parretti viene citato da terzi [propendo per la prima, anyway]

    Altrettanto [differenziazione modelli ma soprattutto limite temporale 1981/2 su 1984/5] credo però che ciò non abbia nè possa avere connessione con il "sottufficiale" di Prato citato dal Rotella in merito all'aver passato informazioni in merito ad una perquisizione ancora da compiere [altrimenti il Rotella sarebbe ricorso a ben differenti locuzioni verbali e no avrebbe lesinato il nome specifico del Parretti, avendolo pure comunque in altro punto citato]

    Va però notato che "Prato" ricorre in differenti occasioni:
    - Sv ci ha abitato [e anche nei dintorni]
    - Fascicolo K [bla bla bla]
    - sottufficiale che passa informazioni [bla bla bla]
    - bar dei sardi [e dell'Anonima]
    - delitto Calenzano [baricentro su Prato non Firenze]
    - (presunto) agguato fallito a Monte Morello [81/82?], [area Prato non Firenze]
    - delitto Signa [non affatto così distante o scomoda da raggiungere]
    - delitti in Mugello [Mugello certo, ma non così extra baricentrale area pratese specie rispetto Prato]

    Io non sono un profiler, meno che meno un geo-profiler (alle geoprofilazioni corrisponde un mio personale dargli peso uguale a zero, vista l'aleatorietà dei pochi dati in generale a disposizione e la necessaria iniziale scelta personale di quelli da introdurre), però a questo punto, e specie per quegli anni iniziali: una valenza di interesse direi che quell'area [e non certo il mugello] può meritarsela.

    Nel mio caso, di 'ufficiale sardista vinciano', il fatto non mi crea problema alcuno (anzi), ma immagino che i fans della pista mugellana (mai nemmeno ben spiegata e sempre priva di particolari riscontri indiziari) questo possa infastidire un pò le carte sul tavolo. però son carte che ci sono e che non sono negabili.

    RispondiElimina
  11. Mi spiace di aver scritto abbi invece di abbia, giuro di conoscere l'uso del congiuntivo.
    Detto questo, sull'argomento il poco che sapevo, l'ho scritto.

    RispondiElimina

Il tuo messaggio apparirà dopo essere stato approvato dal moderatore.